martedì 5 novembre 2013

Lezione del 05/11/2013 - inizio preparazione acquaforte; illustrazione dei diversi passaggi; lo studio del soggetto, la preparazione della lastra di rame.

(3 ore)

-  inizio preparazione acquaforte; illustrazione dei diversi passaggi; lo studio del soggetto, la preparazione della lastra di rame.


Mordenti per l’incisione calcografica

I mordenti usati per l'incisione calcografica sono: l'acido nitrico, il per cloruro di ferro, il mordente olandese, il mordente bordeaux (mordente atossico vedi qui). Una lastra può però essere incisa anche per mezzo dell'incisione galvanica (vedi qui).
Il mordente, penetrando nei segni intagliati nella vernice, attacca il metallo scavando dei solchi in corrispondenza, che risulteranno più o meno profondi relativamente ai tempi di permanenza della lastra nel bagno acido.

Incidere lo zinco

Per lo zinco si usa sia l'acido nitrico che il solfato di rame.
L'acido nitrico (HNO3) va maneggiato con estrema attenzione indossando guanti, maschera con filtro adeguato, occhiali, grembiule di materiale plastico.
La sostanza, con notevoli proprietà ossidanti, si presenta come un liquido incolore, altamente tossico, a contatto con la pelle e per inalazione dei vapori produce notevoli danni. Altrettanto pericoloso è il contatto con gli occhi in quanto provoca lesioni molto serie. Deve essere conservato sempre in recipienti di vetro lontano da solventi infiammabili e al riparo dalla luce e manipolato con l'ausilio della cappa aspirante.
Va diluito in acqua, aggiungendo sempre l'acido all'acqua e mai viceversa, nelle seguenti proporzioni:

1 parte di Acido e 3 parti di acqua    per una morsura molto forte. Segni sgranati
1 parte di Acido e 5 parti di acqua    per una morsura forte. Segni grossi.
1 parte di Acido e 8 parti di acqua    per una morsura normale, con tempi lunghi.
1 parte di Acido e 12 parti di acqua per una morsura debole, per segni finissimi

Durante la morsura si formano delle bollicine di idrogeno che vanno rimosse con una piuma di volatile, perché impediscono una morsura uniforme e regolare. Ogni minuscola bollicina crea infatti una specie di cappa di vetro che blocca la morsura in quel preciso punto, il risultato sarà un segno irregolare, frammentato e spezzettato in fase di stampa, questo inconveniente si tiene sotto controllo rimovendo ogni tanto le bollicine con una piuma. Per segni molto precisi è meglio usare un acido non troppo brillante, ricordandosi anche però che la concentrazione di acido decide del risultato più o meno vivace del segno finale.
La cosa migliore è provare varie concentrazioni di acido e lastre di zinco con qualità segniche differenti, solo l'esperienza personale (e le esigenze personali di lavoro) ci permettono di acquisire una reale conoscenza del mordente e dei risultati che ci può dare.

La morsura con il solfato di rame per la bassissima tossicità è decisamente preferibile da usare nel caso di ambienti senza aspiratori e cappe a norma di legge. Il suo semplice uso e la quasi totale assenza di precauzioni lo rendono adatto ad un uso "casalingo", non manca però un aspetto negativo. L'assenza di vapori nella morsura è dovuta alla reazione chimica tra il solfato e lo zinco che però produce un residuo sotto forma di limo (una pappetta scura). Cosi è necessario filtrare il mordente ogni tanto per togliere questo residuo. Per la preparazione, i tempi e lo smaltimento vedere il testo qui per maggiori informazioni sulla reazione chimica. vedi qui

Incidere il rame

Per il rame si usa il percloruro di ferro (Fe Cl3), un mordente non acido, inodore, color ruggine. In commercio si trova allo stato solido in pezzi o in soluzione liquida satura. Il percloruro è un sale neutro, che in soluzione acquosa, si idrolizza e reagisce come un acido, è fortemente igroscopico e si decompone alla luce: va perciò conservato in confezioni ermetiche e opache. Inoltre ha un'azione corrosiva sulla pelle, e non va quindi maneggiato a mani nude. Nel corso dell'incisione il percloruro si colora. Questo è dovuto al crescente contenuto di prodotti di reazione, che si formano per la dissoluzione del rame, è irritante per la pelle, corrosivo per le mucose e gli occhi, valgono pertanto le stesse precauzioni usate con l'acido nitrico. Lo si diluisce con queste proporzioni:

1 parte di percloruro e 2 parti di acqua per una morsura molto forte. Tempi nell'ordine dei minuti
1 parte di percloruro e 3 parti di acqua per una morsura normale. Tempi nell'ordine dei 5 minuti.

È importante porre la lastra da incidere capovolta nella bacinella (per esempio su dei tacchetti di cera) per evitare che si depositi ossido nei solchi (è utile interrompere le lunghe morsure con un bagno disossidante: acqua, aceto bianco e sale), meglio ancora se si dispone di una vaschetta verticale vedi qui.
Il per cloruro ferrico, come detto sopra, si altera alla luce e all'aria, è meglio quindi riporlo ogni volta nel suo contenitore quando abbiamo finito di lavorare per evitare che si scarichi rapidamente. Bisogna ricordarsi che l'esaurimento dei mordenti, e questo vale per tutti i mordenti, è legato alle condizioni di permanenza all'aria e alla luce, ma anche, e soprattutto, al lavoro fatto, ovvero, se acidiamo una lastra piuttosto grande con moltissimi segni per un periodo di tempo molto lungo è chiaro che l'acido si esaurirà più velocemente rispetto a 4-5 lavori di piccolo formato con acidature brevi.

Attenzione all'uso dell'acido nitrico per il rame usato da qualche incisore. Nel corso della reazione di ossidazione si sviluppa un gas, ipoazotide o anidride nitroso nitrica, dall'intenso colore arancione, fortemente irritante per le vie respiratorie. Non è proprio il caso di riciclare poi l'acido nitrico usato per il rame per incidere lo zinco, la precedente reazione chimica modificando l'acido restituirà un segno "impastato", con caratteristiche differenti rispetto alla classica morsura dello zinco nel nitrico.

Ottimo per il rame è il mordente olandese. Si prepara aggiungendo all'acqua, acido cloridrico HCl, clorato di potassio KClO3, cloruro di sodio (sale). Acido muriatico è il nome commerciale dell'acido cloridrico, se è concentrato emette vapori fastidiosi e dannosi alle vie respiratorie, porre molta attenzione agli schizzi, indossare sempre indumenti adatti, maschera, guanti, occhiali e utilizzare tale miscela sotto una cappa aspirante. La soluzione acquosa si presenta come un liquido incolore e fumante, provoca ustioni della pelle e gravi lesioni agli occhi; i vapori provocano irritazione delle vie respiratorie. Deve essere conservato preferibilmente in recipienti di vetro ermeticamente chiusi con etichettatura chiara e leggibile.

Regole generali

Come detto sopra dopo diverse morsure i mordenti usati si indeboliscono intaccando i segni con minore vigore, se quindi si desidera una morsura di uguale profondità sarà opportuno lasciare immersa la lastra qualche minuto in più man mano che si procede nel lavoro. È consigliabile usare i mordenti in ambiente aperto o ben ventilato, meglio se sotto una cappa di aspirazione indossando indumenti adeguati, guanti e occhiali. Si faccia attenzione a non respirare né a lungo né profondamente sopra o vicino alla bacinella in cui si sta acidando.
Ripeto ancora una volta: nella preparazione del mordente mettete sempre prima l'acqua e poi l'acido, fare il contrario è molto pericoloso.

Lo smaltimento

Tutte queste sostanze sono catalogate come rifiuti tossici e non si possono disperdere nell'ambiente; l'idea migliore è quella di tenere una tanica degli scarti in cui versare di volta in volta il mordente usato, per poi portarlo periodicamente agli organi di smaltimento competenti (se telefonate al vostro comune o alla nettezza urbana sapranno darvi tutte le informazioni necessarie).

 La morsura

Preparata la lastra con la vernice satinata acido-resistente e realizzato il lavoro, si copre il retro della lastra stessa con nastro adesivo da pacchi (di quello buono, altrimenti non verrà via bene finita la morsura). Si passa quindi ad incidere il disegno fatto preparando il mordente adatto per il lavoro.
L'immersione della lastra e la sua permanenza nel bagno acido è denominata morsura o mordenzatura: è detta piana, se limitata ad una sola immersione, multipla se con più immersioni. Mediante una morsura multipla e coperture successive, si produce un'immagine con molti toni differenti. La morsura piana affida la modulazione delle aree incise alla variata vicinanza e allo spessore dei segni, diversamente da quella multipla, dove la differenza delle aree incise e dei segni è dovuta al moltiplicarsi delle morsure con le relative coperture. Eseguita la prima morsura, si toglie la lastra dall'acido sciacquandola abbondantemente (anche sul retro, per evitare schizzi di acido quando si toglie il nastro adesivo). La si asciuga e si verifica con una punta la profondità del solco. Si coprono, eventualmente, con la vernice per coperture quelle aree e quei segni che non si vogliono ulteriormente incidere e si passa alla morsura successiva, e così di seguito fino a giungere ai massimi scuri e ai segni più profondi. Completate le morsure si spoglia la matrice di metallo asportando dalla sua superficie con un solvente la vernice di preparazione pulendola accuratamente con uno straccio. Per togliere il velo di grasso del solvente si deterge la lastra con uno straccetto e uno sgrassatore. La lastra è pronta per la prima prova di stampa.


L'acquaforte

L’acquaforte è la prima tecnica indiretta in cavo,la più usata  come mezzo espressivo dagli artisti antichi per la gestualità che consente a differenza di altre, precedentemente usate, che hanno bisogno di un lungo tirocinio pratico.

L’origine dell’acquaforte risale al MedioEvo , periodo in cui si usava l’acido nitrico (in latino aqua-fortis) per incidere fregi e decorazioni sulle armi ed armature. Successivamente tra la fine del XV e l’nizio del XVI secolo il nome e la tecnica vennero adottati dagli artisti incisori.
Per rendere la lastra atta a questa operazione si opera con questa successione: la superficie della lastra levigata viene sgrassata con bianco di Spagna, viene ricoperta con uno strato sottile uniforme di preparazione per acquaforte composto in massima parte da grasso e nerofumo, e in seguito passata sotto il calore ed il fumo di una torcia. Questo rende la cera più uniforme e resistente all’azione degli acidi e più visibili i segni.
Con una punta di acciaio si esercita una pressione sufficiente a scoprire il metallo, tracciando i segni che comporranno l’immagine. Le punte possono essere di varie forme e spessori, questo, unito al tempo diverso di immersione delle varie parti nell’acido, determina una differenziazione del segno all’interno dell’immagine.
Protetti i margini e il retro con una vernice,s’immerge la lastra ricoperta ed incisa in una bacinella contenente acido diluito che morderà (morsura – azione corrosiva dell’acido) la matrice dove il disegno ha scalfitola cera mettendo a nudo il metallo stesso.
Gli acidi da usare che si trovano senza difficoltà in commercio sono l’acido nitrico e il percloruro di ferro. Il nitrico si usa per le lastre di zinco,il percloruro per quelle di rame e di ottone.
Con la lastra immersa nella soluzione l’acido nitrico deve essere mosso con una penna per evitare che il segno sia irregolare, mentre utilizzando il per cloruro di ferro, sempre per avere un segno conforme a quello fatto, nella reazione chimica la lastra va spesso lavata e capovolta.
Si ottengono segni e risultati diversi variando i tempi di morsura e la concentrazione dell’acido.
La morsura si definisce “ piana” quando viene svolta una sola immersione nell’acido, per “coperture”
quando la lastra, completamente incisa, viene immersa più volte nell’acido; “per aggiunte”.
















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